sabato 19 agosto 2017

Zucchina Patisson

Cucurbita Pepo var. Patisson - © ms 2017
Cucurbita Pepo var. Patisson

Et voilà, la Zucchina Patisson, varietà francese di Cucurbita pepo, dal sapore più delicato e dolce delle più conosciute zucchine lunghe. L'impiego è lo stesso, e per la sua forma, è sicuramente più adatta ad essere farcita.

Cucurbita Pepo var. Patisson - © ms 2017
Il bel fogliame della Patisson

La pianta, diversamente da quella delle zucchine verdi, ha foglie più grandi e folte, e genera moltissimi fiori.

Cucurbita Pepo var. Patisson - © ms 2017
I fiori della Patisson

Appena maturata una, l'abbiamo subito provata in risotto, e, diciamolo, è una vera squisitezza. Eccovi la ricetta, semplicissima.

Cucurbita Pepo var. Patisson - © ms 2017

Risotto con Zucchina Patisson e Fiori di Zucca

Ingredienti: Zucchina Patisson (una per due persone), Fiori di Zucca Patisson, Riso, Cipolla, Burro, Pepe, Brodo vegetale.
La zucchina patisson non va pelata, il suo impiego è tal quale quello delle zucchine verdi lunghe.
In una casseruola fate rosolare la cipolla tritata con una noce di burro. Aggiungete il riso e fate rosolare. Aggiungete la zucchina tagliata a pezzetti e fatela rosolare. Salate, mescolate e aggiungete il brodo un poco alla volta fino alla cottura del riso. A cottura quasi ultimata, aggiungete i petali dei fiori tagliati a striscioline e una macinata di pepe. Per chi lo desidera, anche una spolverata di formaggio grattuggiato (io l'ho gustato senza formaggio, per assaporare meglio la zucchina patisson).
Buon appetito!

Con il secondo raccolto, abbiamo preparato un'ottima carbonara vegetariana.

Risotto con zucchina e fiori patisson - © ms 2017
Carbonara vegetariana con zucchina e fiori Patisson

lunedì 5 giugno 2017

Tenda singola verde turchese



Una partita di grosso cotone; la voglia di rinnovare il bagno; un punto all'uncinetto nuovo da provare...

Prende corpo l'idea di una nuova tenda, in sintonia col colore delle mattonelle, anch'esse in gradazioni di verde turchese. Per realizzarla ci sono voluti circa 6 etti di cotone e un uncinetto n. 5. Il punto rete è facile, l'importante è seguire lo schema aiutandosi con un segnapunti, e con l'uncinetto grosso si lavora velocemente.





Giunta all'altezza desiderata, nella parte superiore ho lavorato
una riga di punti alti e catenelle alternati per inserire il bastone
e sopra una cappetta decorativa.
Per finire, una semplice frangia di catenelle.
Finita e appesa alla sua finestra, a me sembra molto carina :-D




♥ ♥ ♥


mercoledì 10 maggio 2017

Mutatis mutandis

Silene vulgaris

C’era una volta una piccola tribù che viveva felice in una radura all’interno della foresta di Badde Linas. Adulti e fanciulli lavoravano e vivevano in letizia, e per onorare il loro grande re, ogni giorno danzavano per lui e gli preparavano deliziosi banchetti. Lui, un giovane galletto a cui piaceva adornarsi di penne e piume colorate (di cui i sudditi dovevano fornirgliene ogni giorno di nuove e sempre più belle), se ne stava sempre seduto sul trono, con un fido a destra, un fido a sinistra, e la spia seduto ai piedi. Era stato allievo dei più grandi sacerdoti della Terra conosciuta carpendone tutta la scienza della loro magia, e quando tornò fu subito evidente che era il più grande, il più forte e il più intelligente fra tutti loro e ne divenne il re, e chi non lo onorava o non si sottometteva (casi rarissimi, uno o due, se la memoria tramandata non inganna), veniva portato al limitare della foresta e lapidato.

Col suo governo il piccolo villaggio crebbe e il lavoro si fece più proficuo, tanto che le provviste si accumularono e non si seppe più dove conservarle. Il re dispose allora che si barattassero con le tribù vicine: segale e avena in cambio di argilla, carbone in cambio di pesce e tutto ciò di cui c’era abbondanza poteva essere scambiato con altro di utile e sempre doveva aggiungersi un omaggio al loro re.
S’intraprese un piccolo commercio e i sentieri che si dipartivano dal villaggio divennero via via sempre più battuti fino a divenire più simili a carreggiate, percorse ogni giorno dai barattanti a cui si aggiunsero turisti, lontani parenti, e semplici sfaccendati a cui piaceva curiosare. Gli scambi erano diventati così frequenti che i capi delle altre tribù cominciarono a pensare a un nuovo modo per commerciare, consorziandosi.
Ne parlarono ai loro villaggi e l’idea fu tanto bene accolta che decisero di inviare un messaggero al re della nostra tribù con la proposta. Lui ascoltò, poi fece tagliare la testa del malcapitato e la rimandò indietro, offeso dalla loro insolenza. Come potevano osare tanto? Solo lui poteva decidere se cambiare, come e quando.

Passò qualche luna, e il reuccio, che era tutt’altro che sciocco, pensò che i tempi stavano cambiando: i giovani della sua tribù, ben nutriti e istruiti, diventavano sempre più insoddisfatti e incerti, in quella che era diventata, a causa degli scambi commerciali, una società globalizzata e liquida. Bisognava ampliare il processo in atto, ridando certezze, e, perché no, adeguarsi.
Mandò i suoi fidi dagli altri capitribù con l’invito a un congresso, per concordare una soluzione. L’idea del consorzio non era da buttare, ma andava corretta, smussata, levigata e adattata.
Quando arrivarono, i capitribù trovarono il piccolo villaggio addobbato a festa e una grande costruzione era stata eretta nello spiazzo centrale: fatta di pietre sembrava un enorme vaso capovolto. Dentro vi era un sedile circolare con al centro un focolare e vassoi ricolmi di fiori e frutta. Ospitale e sorridente il re li fece accomodare e li invitò ad assaggiare ciò che veniva loro donato. Quando seduti, a un suo cenno, apparvero fanciulle addobbate di fiori e piume, portando ciotole ricolme di mirto, e guerrieri col viso coperto da terribili maschere, armati di asce e lance, si installarono dietro a ognuno di loro.
Parlò, il reuccio, e spiegò come e perché andava ridisegnata la loro proposta. Bisognava organizzarsi, distribuire compiti secondo le competenze d’ognuno: chi preposto al carbone e al legname, chi alla frutta e all’avena, chi sovrintendente ai baratti, chi ad occuparsi del traffico stradale. Ognuno, per la sua parte, poteva proporre migliorie ad ogni incontro dell’organismo, che andavano stabiliti anzitempo consultando la luna. Naturalmente ci voleva un posto stabile in cui riunirsi, e quale meglio di questo? E un capo, logicamente. Per dirimere eventuali controversie, controllare e programmare le attività, e sostenere le proposte migliori. Un capo che, democraticamente, sarebbe stato eletto da tutti loro assieme.
Stapelia variegata
La proposta del reuccio, così ben spiegata e le lance spianate, piacque molto agli altri capitribù, che applaudirono e osannarono la sua grande sapienza e quando votarono, Il re fu eletto all’unanimità. No, non proprio. Uno non lo fece e la lancia lo trafisse da parte a parte e l’ascia gli tagliò la testa. Ma non avrebbe contato nulla, uno solo.

Venne sera, tutti tornarono ai loro villaggi e il nostro, non più re perché secondo regolamento la carica non era compatibile con la nuova nomina, e l’aveva passata alla scimmia ammaestrata non valendo più nulla, dondolò soddisfatto sull’amaca, godendosi il rosso tramonto all’orizzonte. Passò uno stormo di aironi che seguì con lo sguardo, perdendosi l’avvicinarsi proprio in quell’attimo d’una grande nuvola che mandava bagliori bluastri.
Che fosse un’astronave da un mondo lontano? Chissà. Ma ci potete scommettere che, in quel caso, il nostro, diverrà imperatore dell’iperspazio.

ms 2017

giovedì 20 aprile 2017

Portasacchetti

portasacchetti - © ms 2017
Portasacchetti

Un sacchetto per i sacchetti. Per quanto possa sembrare stravagante l'idea di realizzare un sacchetto per riporre i sacchetti, chi si occupa della spesa alimentare sa bene che, una volta riposte le cibarie, restano tanti sacchetti. Buttarli o riusarli? Certamente riusarli, se si fa accortezza a non stracciarli quando si aprono per toglierne il contenuto. Ma dove riporli, per essere pronti al riutilizzo? Una buona idea, anche decorativa, è un sacchetto, arricciato sopra e sotto, da appendere in cucina, o dove serve. Un punto di base semplice, a rete, e decori a piacere: margherite nel primo, delle semplici farfalle appuntate con una spilla da balia per il secondo.

Ranuncoli di campagna

Ranunculus ficaria - © ms 2012
Ranunculus ficaria

Il primo ranuncolo a fiorire in campagna è il Ranunculus ficaria. Da Gennaio a Marzo, il suo colore intenso ravviva il terreno invernale, umido e freddo.

Ranunculus lanuginosus - © ms 2017
Ranunculus lanuginosus

Aprile è il tripudio della Primavera, quando fioriscono la maggior parte delle piante. Dall'inizio del mese, quando il tepore finalmente prende il posto del freddo invernale, fiorisce il Ranunculus lanuginosus, formando dei bei cespuglietti molto decorativi.


Ranunculus arvensis - © ms 2010
Ranunculus arvensis

Più oltre, a Maggio, fiorisce il Ranunculus arvensis.

Ranunculus sardous - © ms 2011
Ranunculus sardous

Col primo caldo e un terreno umido, fiorisce anche il Ranunculus sardous, formando dei tappeti gialli.

Il Ranuncolo, molto apprezzato per la bellezza del fiore dall'intenso colore, come tutte le piante ha le sue proprietà officinali e mangerecce, ma è anche molto tossica, per cui l'utilizzo è altamente sconsigliato, a meno di essere davvero esperti non solo in botanica ma anche in chimica. Meglio accontentarsi di vederlo nei prati o di raccoglierne alcuni per abbellire la casa.



mercoledì 12 aprile 2017

Zecche di campagna

Dermacentor marginatus - © ms 2014
Dermacentor marginatus

Dermacentor marginatus - © ms 2014
Dermacentor marginatus
Nelle immagini a lato e sotto, l’inconfondibile posa della zecca, appostata a breve altezza dal terreno aspettando l’avvicinarsi di una preda: cane, gatto, pecora, ma va bene anche un uomo, purché si mangi!
Aborrita da tutti, la zecca è, al pari delle zanzare, un animale destinato alla soppressione a vista. I metodi di eliminazione non sono molti, trattandosi di un animale semplice e molto resistente: c’è chi le frantuma e chi le fiamma. Tra quelli che usano il secondo metodo, ci sono gli idioti che, pensando di sanare il prato, gli danno fuoco mandando arrosto parte dell’Isola.


Naturalmente esiste anche la prevenzione, sia per gli animali domestici che da allevamento. Per cani e gatti il prezzo di un antiparassitario varia dai 5 ai 20 euro, una modica spesa se al nostro amico ci teniamo davvero. Di certo chi aveva in custodia il cane nell’immagine sotto ne ignorava l’importanza, dato lo stato pietoso in cui si trovava e nel suo errabondare veniva a trovarci. Mossi da compassione, abbiamo speso noi i fatidici 5 euro, e pian piano le zecche tramortite cadevano a terra dandogli sollievo.

Dermacentor marginatus - © ms 2014La maggior parte degli antiparassitari, contrariamente a quel che si pensa, non uccide le zecche ma le repelle, ossia la preda non ha un buon sapore e la zecca se ne fugge. Va da sè che se non ha prede a cui succhiare sangue, si spera che prima o dopo muoia di fame, non avendo di che nutrirsi. Perciò la prevenzione è importante, per non far prolificare questo animaletto.
Rhipicephalus sanguineus - © ms 2014
Riphicephalus sanguineus

Curiosa come sono, delle zecche cadute dal cane dopo avergli messo il collare, ne raccolsi alcune di diversa grandezza chiudendole in un barattolo trasparente col coperchio ben chiuso. All'epoca non sapevo che il veleno del collare era solo un repellente, e nella mia ignoranza pensavo fossero moribonde. Intanto il barattolo era stato messo al sicuro in un cassetto, aspettando il momento buono per fotografe le zecche morte.
Un mese dopo, preparato tavolo, luce, pinzette e fotocamera, riesumo dal cassetto il barattolo a tenuta stagna (senza aria). Ohibò! Le zecche erano vive e vegete, aumentate di numero, e si trascinavano da una parte all’altra nel poco spazio. Ammetto che ho avuto una specie di mancamento, poiché non immaginavo fossero tanto resistenti, ma è stato per poco, e la risoluzione finale, quella adottata dai nazisti nella seconda guerra mondiale, è stata nuovamente e immediatamente perpetrata, e le fotografie che mi pregustavo di fare rimandate sine die.

Rhipicephalus sanguineus - © ms 2014
Gli esemplari di Rhipicephalus sanguineus caduti dal cane
La zecca, per quanto disgustosa, non è di per sè un animale letale, ma veicolare, cioè, quando è infetta, diventa un trasmettitore di malattie nell’ospite, che possono essere, in alcuni casi, mortali anche per l’uomo.

domenica 9 aprile 2017

Algyroides fitzingeri

Algyroides fitzingeri - © ms 2017
Algyroides fitzingeri

Eccola, la simpaticissima Algyroides, la "nana nera", piccola lucertola endemica della Sardegna e della Corsica. Presente già a metà marzo, quando scalda il sole, è meno timorosa delle lucertole più grandi, e molto curiosa. Purtroppo per questo è anche facile preda dei gatti, e se ne vedono più senza coda che quelle intere.


Algyroides fitzingeri - © franco faà 2012
L'accoppiamento delle Algyroides

Questa immagine, del 2012, è quasi una rarità: l'accoppiamento delle Algyroides.


Algyroides fitzingeri - © ms 2015
Algyroides fitzingeri

Eccola, con tutta la sua coda, mentre si scalda al sole.